Spazio Morpurgo | Io ricordo


Io ricordo

di Ciro Discepolo




L'accolsi alla stazione portandole delle piccole rose gialle che le piacquero molto. Ci abbracciammo e ci dirigemmo subito, a piedi, verso la stazione della Circumvesuviana, a duecento metri da Piazza Garibaldi, una piccola Shanghai nel territorio urbano partenopeo. Lisa mancava da Napoli da molti anni e faticava un po' ad orientarsi ed anche a camminare tra quella folla vociante. Il clima, splendido alla fine di maggio, non era però dei suoi preferiti soffrendo ella il caldo e adorando la frescura delle sue magnifiche montagne svizzere.

Ci sedemmo nella terza vettura ed il treno si mosse in pochi minuti. Lisa era di ottimo umore e, fumando con molto gusto la sua seconda sigaretta da quando ci eravamo rivisti, iniziò a farmi domande sui relatori al convegno di Vico Equense dove ci stavamo recando. Fu quasi naturale, quindi, per noi, scivolare un po' nel gossip e divertirci a mettere a fuoco alcuni tic dei nostri colleghi, pur stimando gli stessi come bravi astrologi. La nostra amica aveva, come sempre, uno spiccato senso dell'humor e non le mancava neanche un pizzico di sarcasmo: con una simile miscela era capace di punzecchiare chiunque e di metterne a nudo, con una breve frase, tutte le 'magagne', come avrebbe detto Totò...

Una volta, quando negli anni Settanta frequentavamo i convegni di Campione d'Italia, mi disse che aveva intenzione di scrivere un giallo ambientato proprio lì, durante uno dei nostri congressi internazionali di astrologia. Il giallo si sarebbe svolto attorno all'omicidio di un nostro collega emiliano e tutti noi altri saremmo stati sospettati a turno. Fortunatamente, poi, non diede seguito al progetto evitando, così, che la schiera dei suoi nemici lievitasse ulteriormente. I nemici erano tanti, come per ogni persona che si candidi a lasciare il segno con il proprio passaggio, ma erano tantissimi anche i suoi fan.

Anche di questo parlavamo mentre ci sfrecciava davanti al finestrino la stazione di Leopardi (il luogo vicino a Torre del Greco dove il poeta recanatese soggiornò a lungo e disperatamente). Io le raccontai delle lamentele che spesso raccoglievo in giro da persone che dicevano di essere state maltrattate da lei per averle telefonato e la nostra bravissima collega mi spiegò il suo punto di vista sull'argomento. "Tanti - mi indicava - sono davvero scostumati: ti chiamano a qualsiasi ora, ti entrano in casa e - senza chiedere permesso - senza neanche domandarti se disturbano, con la scusa di congratularsi con te, ti fanno tantissime domande sul proprio cielo di nascita". Le dissi che la stessa cosa accadeva anche a me, ma che i miei valori Cancro mi permettevano di incassare meglio e di essere più paziente.

Allora ci raccontammo una breve antologia di perle sull'argomento: il lettore che chiama per fare gli auguri di Natale e "ne approfitta anche per rivolgere 18 domande"; la signora che dice "non importa se pagherò anche 50.000 lire di telefonata, ma devo esaurire tutte le mie domande"; il signore che telefona dall'estero e lascia detto in segreteria telefonica "... non ho capito un capitolo dell'ultimo suo libro, la prego di telefonarmi al numero..."; la fan di mezza età che esordisce alle sette di mattina dicendo "La mia vita è un romanzo, adesso gliela racconto" e potremmo continuare ancora a lungo. Diciamoci la verità: aveva torto Lisa se qualche volta strapazzava malamente i suoi interlocutori? I suoi valori Toro le davano un gran senso pratico e soprattutto il senso del valore del tempo.

Gli stessi valori Toro che le facevano godere lo splendido panorama alla nostra destra nel senso di marcia. Il tratto finale della linea della Circumvesuviana attraversa più di un giardino di limoni e di aranci e tanta bellezza primaverile non poteva non colpire anche la sua Luna in Cancro. Era l'anno 1995 e Lisa aveva compiuto pochi giorni prima settantadue anni, ma non sapeva che l'avremmo festeggiata a Vico, con tanto di torta millefoglie di cui la nostra era golosissima. Nel treno parlammo anche del 'metodo' (come lo chiamava lei) e del progetto del suo prossimo libro, un dizionario di astrologia di cui ebbi il piacere di pubblicare, su Ricerca '90, due paragrafi uno dei quali riguardava il rapporto tra i tappeti e gli Aquari, un pezzo di rara intelligenza, una delle cose migliori che abbia letto tra gli scritti dell'autrice cremonese.

Lisa era nata a Soncino (Cremona) il 19 maggio 1923, alle 9.30 del mattino ed oltre al Sole in Toro e alla Luna in Cancro era caratterizzata da un Ascendente Leone che all'occorrenza tirava fuori tutta la sua forza. Intanto, nel tratto tra Pompei e Castellammare di Stabia, già si vedeva lo splendido panorama di Vico Equense e di quel segmento della costiera sorrentina. Lisa era felice di essere lì e me lo disse con la massima schiettezza, così come sono certo mi avrebbe detto il contrario se lo avesse sentito.

Ricordammo anche un episodio di molti anni fa, un episodio che sigillò ulteriormente la nostra amicizia e che forse determinò il nostro indirizzo definitivo verso una gran parte del resto del mondo astrologico italiano. In seno ad una riunione tra astrologi noti di tutta Italia era stato denunciato un presunto plagio dell'autrice de Il convitato di pietra relativamente al suo discorso sui dodici pianeti e sul parallelismo astrologia/doppia elica del DNA. Lisa avrebbe attinto tutto ciò da un libro di un autore francese degli anni Trenta. Personalmente ho sempre pensato che tutto questo non aveva alcuna importanza perché se anche la prima scintilla gliela avesse fornita un collega d'oltralpe, su quella iniziale scintilla Lisa aveva costruito una nuova bibbia e ciò al di la del fatto se si credeva o meno alla sua teoria. Allora io votai contro la decisione di quell'assemblea di rendere pubblica la cosa ed avvertii, nel contempo, che essendo assai amico dell'autrice l'avrei informata di quello che stava avvenendo. Per tutta risposta gli altri presenti, forse legittimamente, avviarono una procedura punitiva nei miei confronti.

Lisa lo seppe e fece delle telefonate infuocate minacciando le cose più gravi se mi fosse stato torto un solo capello. Come finì la cosa non ha alcuna importanza ed importante fu solo l'ulteriore saldatura che il nostro legame affettivo conobbe in quella occasione. Questo frammento del mio amarcord personale mi è tornato alla mente anche ad ottobre scorso quando mi recai a trovare la Morpurgo nel suo letto di casa mentre viveva le sue ultime settimane di dolore. Era ancora lucida anche se parzialmente immobilizzata e non aveva perso il suo smalto e neanche la lingua pungente. Commentavamo il terremoto in Umbria ed io espressi un pensiero di rammarico per tanta povera gente che ci aveva rimesso la vita. "Le vite umane sono sostituibili - disse lei - ma le opere d'arte distrutte no". Era fatta così, diceva tutto quello che pensava, anche se ciò poteva scandalizzare e questo lato del suo carattere le veniva certamente dal Sole in undicesima: era un po' "pazzerella" come tutti gli Aquari.

Ritornando al nostro breve viaggio ferroviario, possibile metafora del tratto di vita che il destino ci ha concesso di vivere da amici, esso era giunto al termine. Lisa, come sempre, venne accolta trionfalmente dai suoi fan, trascorse tre piacevolissimi giorni e si congedò con la promessa di tornare. Ai primi di maggio 1997 mi telefonò dicendomi che ci teneva ad essere presente al nostro IV Convegno di Vico Equense e che aveva già fatto i biglietti dell'aereo. Ma subito dopo il suo compleanno quel male vile ed impietoso iniziò a manifestarsi.

Ciro Discepolo

 

Pubblicato sul numero 35 di Ricerca ’90

 

 





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