Claretta Petacci
di Ciro Discepolo
"Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L'ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia...": dall'immensa folla di piazza Venezia si leva un solo urlo alto e potente, un osanna a quell'uomo sul cui viso sputeranno, più tardi, in moltissimi, in un'altra piazza, piazzale Loreto a Milano. Ma quel giorno, il 10 giugno 1940, l'Italia era in gran parte con il dittatore nato a Predappio, e tra quelle centinaia di migliaia di persone che lo applaudivano c'era anche una donna che ne divideva l'alcova e che ne avrebbe diviso il tragico destino: Claretta Petacci, molto di più di un'amante.
Claretta, si può dire, era sempre stata innamorata del duce, sin da bambina, quando ritagliava le sue fotografie per incollarle sull'album dei suoi segreti più intimi. Già da bambina, nello scrivergli lettere e poesie, si immaginava al suo fianco e si illudeva di essere presa in considerazione da quell'uomo che era per lei un dio in terra. Quando si conobbero la prima volta, il 24 aprile 1932, lei aveva venti anni e il duce cinquantuno. Lei era fidanzata con un giovane ufficiale dell'aeronautica, il tenente Riccardo Federici, che più tardi sposerà e da cui, nel '36, si sarebbe separata.
La letteratura su questo incontro è fortemente colorata e tendente a esaltare i toni del grande amore, in uno sforzo agiografico che non ha ragione di essere. Se osserviamo i due temi di nascita, di Claretta e di Benito, infatti, non ritroviamo alcun carattere distintivo del grande amore a prima vista: non ci sono, nei due cieli di nascita, aspetti che giustifichino l'amore fulminante, la cocente passione che travolse un Paolo e una Francesca. La sinastria è addirittura bruttina, per non dire pessima. Ma, allora, come si spiega questo "Amore" che durò tutta una vita e che ebbe, come epilogo, l'olocausto supremo col quale Claretta volle immolare la propria vita per restare al fianco del suo dio, fino all'ultimo momento, nel male come nel bene, nella tragedia come al tempo degli splendori?
I loro aspetti comparati denunciano un'unione ricca di carenze d'ogni tipo, senza dubbio scadente, a cui daremmo quattro meno meno, se proprio dovessimo pronunciarci in termini di voto. Un solo bell'aspetto: l'Ascendente di Claretta trigono alla Luna di Benito. Poi il vuoto, anzi, peggio, gli aspetti più neri: la Luna di lei quasi perfettamente quadrata al Sole di lui e dissonante col suo Marte; Marte di lei quadrato al Sole dell'amante e congiunto al Marte di questi; il primo luminare della nostra opposto alla Venere del dittatore ... E non possiamo certo costruire una sinastria inesistente sulla congiunzione della Venere di Claretta con la Luna di lui, congiunzione che aveva ben nove gradi di orbita! E allora? E allora basta il buon senso e la lettura giusta dei loro oroscopi per capire qualcosa di questo amore che fu grande più nei fatti che nelle premesse.
Claretta era nata a Roma il 28 febbraio 1912 alle ore 10,15 ed era una Pesci con Ascendente alla fine del Toro e con la Luna nel Cancro.
La dominante era Venere, angolare al Medio cielo. La Luna congiunta a Nettuno e i valori Pesci la inclinavano possentemente al sacrificio. Ed estremamente sacrificato fu il suo rapporto col fondatore del fascismo: lei lo aspettava, per giornate intere, nella stanza dello Zodiaco, nell'appartamento Cybo, in quell'ala di Palazzo Venezia che si affaccia su via del Plebiscito e si accontentava anche di una comparsa fugace del suo idolo, di un abbraccio strappato a un carnet stracolmo d'impegni d'ogni genere.
Aspettava paziente e, pur essendo gelosissima, sopportava le continue umiliazioni che il duce, nell'esercizio dei suoi blitz amorosi, le infliggeva. Qualcuno ha detto, a questo proposito, che sarebbero state oltre 400 le donne passate per i divani di Palazzo Venezia, in amplessi affatto romantici, atti a soddisfare il desiderio di maschia espressione dell'allora capo del Governo. E il duce che, come uno stallone, soffia vento caldo dalle narici, non è solo un'immagine surrealista, ma la realtà di un uomo che più volte interruppe gli uffici del Governo per "cogliere" il frutto di una delle tante vergini che gli si offrivano.
Come poteva non funzionare un rapporto del genere? Claretta chiedeva di amare un dio e Mussolini, allora e per lei, lo era. Lei era di una disponibilità assoluta e assai più giovane di lui, oltre che bella e sensuale. Mussolini poteva disporre di lei al cento per cento. Aveva una bambola che, seppure recalcitrante di tanto in tanto, si mostrava obbediente al massimo e sempre innamoratissima. Lui doveva solo farle qualche telefonata, ogni tanto, o andarla a trovare per un convegno amoroso.
Né la donna gli poneva dei problemi familiari: Claretta Petacci non chiese mai al "suo" duce di abbandonare la moglie per lei. Dunque un connubio solidissimo: ciascuno aveva ciò che desiderava e quindi perché non sarebbe dovuto durare a lungo un simile amore?
Inoltre Mussolini era prepotentemente presente nell'oroscopo della donna, per due elementi importanti: Marte in prima Casa e Giove in settima. Il primo rappresentava l'ideale di uomo-maschio, di guerriero, di combattente che Benito perfettamente impersonava. Giove in settima è addirittura da manuale: un amore prestigioso, importantissimo. Ma Marte in prima Casa minaccia anche la vita di chi lo possiede, specie se costui, o costei, è legato a una figura dittatoriale in un periodo bellico.
Quel Marte in prima Casa, nell'oroscopo di Claretta, era già una minaccia fortissima di morte violenta, sin da quando il duce chiese alla madre di lei: "Signora, mi permettete di amare vostra figlia?". L'astrologo Mustafà, interrogato da Claretta, secondo quanto riferiscono alcuni testimoni di quel colloquio, fu lucidissimo e previde il tragico epilogo della sua unione. Se Claretta avesse lasciato il suo Ben, se si fosse rifugiata all'estero per tempo, se non fosse stata la consigliera occulta del regime...
Ma ci sono troppi se, e la realtà è che un Marte pericolosissimo troneggiava nella prima Casa dell'oroscopo di nascita della donna. Un giorno Urano passò su quel punto, con orbita zero gradi, e quadrato al Sole radix (orbita 3 gradi): era il 28 aprile 1945, a Giulino di Mezzegra, e il sommo sacrificio si compiva. Pochi colpi del mitra L. MAS mod. 1938-F20830 mettevano fine al suo grande amore e alla sua giovane vita. Avrebbe potuto salvarsi, fino all'ultimo momento, ma tutte le sue azioni furono dirette a cercare, coscientemente e incosciamente, quel brutto martirio.
Continuiamo a sentire discorsi di "potenzialità" dei transiti, ma questi , ogni volta, si manifestano per quello che promettono. Certo, in questo caso, il passaggio di Urano sul Marte radicale della Petacci avrebbe potuto significare anche una vittoria sportiva, letto in positivo, ma dubitiamo che nella primavera del '45 l'ex signora Federici avesse voglia di fare del footing e i transiti hanno espresso quello che qualunque astrologo di buon senso, senza per questo dover essere definito un "pessimista", avrebbe dichiarato in anticipo.
A proposito di transiti diamo un'occhiata a quelli della fine di settembre '84: nel tema natale di Claretta, che come diceva Jung funziona anche dopo la morte del soggetto, Giove è sestile al Sole, Saturno è trigono alla Luna e Urano è su Giove di nascita.
Ed ecco che si riparla prepotentemente di Claretta Petacci, per il film a lei dedicato dal regista Squitieri e interpretato da Claudia Cardinale. La polemica è stata che il film è fascista, ma noi crediamo che non basti parlare di fascisti per essere fascisti, come non basta parlare di Lenin per essere comunisti. Dietro la vita della nostra c'è la storia di un grande dramma d'amore ed è quello che il regista e noi abbiamo voluto raccontare. Il resto è demagogia.
Attraverso i precisi e particolareggiati resoconti fattici dalla sorella Myriam, è stato possibile tracciare un profilo abbastanza ravvicinato e reale di questa donna che non conobbe le gioie della maternità e che vide finire tragicamente, da un giorno all'altro, come avrebbe voluto la sua congiunzione Venere-Urano alla nascita, il suo grande romanzo d'amore.
Una delle cose che colpisce di più è il fatto che il destino volle che lei passasse la prima e l'ultima notte a fianco del suo uomo. Mai aveva trascorso un'intera notte accanto a Mussolini e solo alla vigilia della loro esecuzione, con un Mussolini ridotto a un vecchio impaurito e straziato dalla gastrite, riposarono accanto per una notte intera e lei gli fu di conforto nelle ore più tristi. In quella fredda mattinata di primavera, nei pressi di Dongo, sul lago di Como, Claretta immolava la propria vita al suo uomo, al suo amore.
Uno psicologo potrebbe mettere in luce cosa c'è dietro questi sentimenti e smascherare fini egoistici ben più meschini di quelli qui celebrati, ma questo è vero per tutto il genere umano. Ciò nonostante non tutti sono disposti a morire per il proprio amore, qualunque sia la ragione vera. Shakespeare scrisse: "Da sempre gli uomini muoiono, di tanto in tanto, e i vermi li mangiano, ma non per amore". Claretta, invece, morì per il suo Ben e non si chiese se questo fosse bello o brutto, di destra o di sinistra. Morì e basta.
Ciro Discepolo
Tratto dal libro Come scoprire i segreti di un oroscopo, editoriale Albero, 1988
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